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I figli non si comprano, non si abbandonano, non si uccidono

I figli non si comprano, non si abbandonano, non si uccidono
Autore: Editoriale del Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 05/08/2018

In “Filomena Marturano”, commedia in tre atti scritta da Eduardo De Filippo, una frase è la sintesi di tutta la storia: “I figli non si comprano”. Chi conosce la trama, sa di cosa parlo.

I figli no, non si comprano. E nemmeno si vendono né, tantomeno, si abbandonano e si uccidono.

Oggi, tutto questo è vero a metà.  I figli, a volte, nascono e non si sa perché. Vengono partoriti, e poi abbandonati. Diventano un ricordo da allontanare, da cancellare. Una notte di sesso da buttare nel secchio, con tutte le conseguenze del caso.

Eppure, i figli oggi si possono anche evitare, quando non sono frutto di un programma di futuro. Ma no, c’è ancora chi li produce senza una coerenza, senza un’idea chiara sul significato e l’importanza della vita, propria e altrui. C’è ancora chi sceglie notti di passione, senza pensare a ciò che queste notti di passione possono generare. E quando il frutto di queste notti di passione fanno capolino sul pianeta terra…ci si sbarazza del frutto, inutile, impossibile da accudire, da amare, da alimentare.

Il caso del neonato trovato – morto – dentro un sacchetti di plastica, in un parcheggio di un supermercato di Terni, è una delle ultime notizie di cronaca in ordine di tempo.

Il piccolo è morto soffocato dentro al sacchetto. Lo ha confermato l’autopsia. La madre è stata rintracciata. Denunciata, a piede libero. La “scusante” addotta per un gesto così inumano? “Le precarie condizioni economiche”. Che a quanto pare, in italia è diventata la scusante a molti errori umani, a molti reati, a molte cose che la coerenza, l’etica e l’onore non dovrebbero poter dare sostegno.

Tanto tempo fa, si parla addirittura di epoca antico romana e nel periodo del cristianesimo, l’imperatore Costantino istituì una legge – era il 315 d.C.  – che decretò come una parte delle entrate fiscali venisse utilizzata per il sostegno ai bambini abbandonati o in stato di povertà.

C’era un senso di pietà, già allora. Ai tempi non esistevano le misure precauzionali anticoncezionali di oggi. “L’errore” poteva capitare. Non si abortiva, si generavano vite che – comunque – si tentava di non far finire al secondo vagito.

In tutte le culture esiste, da millenni, il senso di pietà per i figli che non dovevano nascere.

Gli ebrei anticamente ne vietavano l’uccisione – e se serve imporre una regola, appare chiara l’inumanità degli esseri umani – ma ne consentivano la vendita e l’abbandono.  Strano senso della pietà, diremmo oggi, ma confronto a chi oggi abbandona, e uccide, è un maggior senso di pietà verso la sacralità della vita.

Nell’antica Grecia, fino a circa il 550 a.c. – epoca di Solone – era invece consentito anche l’infanticidio, mentre nell’antica Roma, i padri che decidevano di non riconoscere i figli, li portavano presso la columna lactaria, per renderli disponibili a chiunque volesse prenderne possesso. Quando questi neonati non morivano, perché nessuno li voleva, avevano spesso mala sorte: ridotti in schiavitù.

La pubblica esposizione dei neonati non riconosciuti, diede poi vita al termine “Esposto” e da qui, la famosa “Ruota degli esposti”, una strategia migliorativa, al fine di non far compiere scempi. Hai generato un essere umano, per mille ragioni non puoi tenerlo con te come natura, e amore, impongono. Non abbandonarlo, non ucciderlo…Regalagli l’opportunità di vivere, tu che hai generato la sua vita.

Parlavo oggi con un amico, proprio su questa tematica, e mi ha detto: “Scrivi qualcosa su questo scempio. Perché io che ho due figli, non posso accettare che avvengano cose di questo genere, che si uccida la vita che si è generata”.

Anche oggi, volendo, esistono le ruote degli esposti, collocate presso alcuni ospedali italiani. Basterebbe informarsi, prima di compiere uno scempio.

Anche oggi, quando un “errore” umano, come quello di generare  una vita non voluta viene al mondo, si può avere pietà, per  il neonato e per se stessi, dando al frutto di quell’errore, la possibilità di vivere. Invece no. Si fa prima a sbarazzarsene, a cancellare – con una gomma perversa e tutta inumana – l’errore e tutto ciò che significa.

Allo stesso modo, di contro, oggi la follia del generare a ogni costo fa apparire in tutta la sua chiarezza il delirio di onnipotenza di certi umani. Scelgono quando, come e persino come deve essere il frutto di quello che non è più amore, ma solo un calcolo, un’aspettativa, un “premio” un acquisto al supermercato dell’egocentrismo.

No, i figli non si comprano, non si abbandonano, non si uccidono. L’umanità, in special modo quella occidentale, deve riflettere su se stessa e sulla deriva – mentale e morale – che ha deciso di scegliere come parte integrante di una società senza senso alcuno.

La madre di Terni, a sua discolpa, ha dichiarato di non potersi occupare del suo “errore”, per motivi economici. Non è stata nemmeno arrestata, allo scopo di far riflettere lei, ed altri, sull’enormità di quanto ha fatto, e deciso, contro la vita umana.

I figli non si comprano, non si abbandonano, non si uccidono. E se l’incapacità di non commettere azioni disumane, o di controllare le pulsioni passionali e le eventuali conseguenze, non vengono punite a dovere, avremo ancora figli comprati, abbandonati e uccisi. Come è sempre accaduto. La storia dell’umanità non cambia. Evolvono i metodi, non cambia la mentalità.

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